DOM. 18/05 CORTE POPOLARE ore 16 PRESENTAZIONE DEL LIBRO ‘NON PER ODIO MA PER AMORE’
Con le autrici: HAIDI GAGGIO GIULIANI – PAOLA STACCIOLI – SILVIA BARALDINI
A seguire aperitivo
info: lasciloria@yahoo.it
Tamara Bunke, Elena Angeloni, Monika Ertl, Barbara Kistler, Andrea Wolf, Rachel Corrie. Sei vicende biografiche diverse per provenienza geografica, formazione culturale e politica. Sei esistenze accomunate dalla scelta di abbandonare la propria vita «privilegiata» di donne occidentali per andare a combattere una rivoluzione degli altri. Dalla decisione di mettere in gioco la propria vita in una militanza a sostegno delle lotte di liberazione di altri popoli.
Donne comuniste, antimperialiste, pacifiste, alcune delle quali sono entrate nella clandestinità delle formazioni armate, hanno aderito alla guerriglia o hanno esercitato una resistenza attiva.
Non per odio ma per amore è il racconto della loro vita, della «ragione» che le ha spinte a combattere e della «passione» che le ha animate fino al più tragico epilogo.
Le biografie raccontate
Bolivia – Haydée Tamara Bunke Bider, Tania la guerrigliera (tedesca)
Conosce Che Guevara e decide di trasferirsi a Cuba e dedicare la sua vita alla rivoluzione; la sua militanza la porterà anche a unirsi alla guerriglia del Che in Bolivia. Cade in un’imboscata il 31 agosto 1967.
Grecia – Maria Elena Angeloni (italiana)
Nel 1970 partecipa a un’azione in sostegno alla resistenza greca. Lo scopo è duplice: denunciare la dittatura dei colonnelli e denunciare la responsabilità degli Usa. Il meccanismo a orologeria della bomba artigianale confezionata si inceppa e l’auto salta in aria… Lascia un bambino di nove anni, Federico, che ha avuto con Veniero, fratello di Haidi, la mamma di Carlo Giuliani.
Germania – Monika Ertl (tedesco-boliviana)
1 aprile 1971: Roberto Quantanilla, il colonnello dei servizi segreti boliviani responsabile della morte del Che, viene ucciso nella sede del consolato boliviano di Amburgo. I colpi partono da una pistola registrata a nome di Giangiacomo Feltrinelli. A sparare è Monika Ertl, figlia di un tedesco compromesso col nazismo, che nel 1969 abbandona il ricco marito per unirsi ai guerriglieri boliviani, diventando l’amante del loro capo, Inti Peredo, il successore del Che. Quando anche Inti viene ucciso dal torturatore Quintanilla, Monika giura vendetta. Torna in Bolivia al fianco di Regis Debray per organizzare la cattura di Klaus Altmann Barbie, l’ex capo della Gestapo di Lione, che però riesce a tenderle un’imboscata nella quale muore.
Turchia – Barbara Kistler (svizzera)
Decide di unirsi alla guerra popolare condotta dal Partito comunista turco. Arrestata nel maggio 1991 a Istanbul, viene torturata. Liberata alcuni mesi più tardi ed espulsa in Svizzera, rientra clandestinamente in Turchia per combattere con l’Esercito di Liberazione degli operai e contadini. Viene uccisa in uno scontro a fuoco sulle montagne del Kurdistan turco.
Kurdistan – Andrea Wolf (tedesca)
Dopo aver militato per anni in Germania nel movimento di resistenza, sostenuto le lotte dei prigionieri della Raf, vissuto in una comune, essere stata arrestata, decide di unirsi al movimento di liberazione curdo sotto la guida del PKK, con il nome di battaglia di Rohani. Combatte nell’Esercito dell’Associazione delle donne libere del Kurdistan. Viene uccisa in Turchia orientale nell’ottobre del 1998.
Palestina – Rachel Corrie (statunitense)
Giovane militante pacifista partecipa con altri attivisti dell’ISM (International Solidarity Movement) ad azioni di resistenza non violenta nella Striscia di Gaza. Il 16 marzo 2003 viene schiacciata a morte da un bulldozer dell’esercito israeliano mentre manifesta e cerca di impedire, armata di un megafono, la demolizione di una casa palestinese a Rafah.
UN ASSAGGIO
Prefazione di Silvia Baraldini
Sei donne. Sei vite, quelle di Tamara Bunke, Elena Angeloni, Monika Ertl, Barbara Kistler, Andrea Wolf, Rachel Corrie, dedicate alla lotta per la liberazione e la dignità dei popoli, vissute fra tre continenti nell’ultima metà del secolo scorso e i primi anni di quello presente. Sei racconti che, basandosi su quel poco che la storia ufficiale ci ha tramandato, immaginano i loro percorsi, illustrano le ragioni delle loro scelte, spesso incomprese, restituendogli quella dignità che i loro assassini avevano calpestato, complici anche i mass-media e, tristemente, perfino quei partiti di sinistra così focalizzati sulla scalata al potere da essere incapaci di esprimere solidarietà e pietas per coloro che hanno scelto un’altra via.
Non per odio ma per amore è un libro passionale. Le parole schizzano dalle pagine rivelando così l’urgenza e l’esigenza delle due autrici di raccontare queste vicende, di condividere con i lettori e le lettrici la ricostruzione dei fatti, di rivivere i legami di amicizia e di affetto che le avevano unite ad alcune di loro. Di comprendere attraverso le loro storie i movimenti che hanno attraversato e, in qualche modo, segnato la vita politica della nostra gioventù. Leggere questo volume ci ricorda che in tempi non lontani abbiamo vissuto «situazioni in cui ai più puri tutto appare in bianco e nero», dice uno dei personaggi nel racconto Atto di amore. Questa certezza, questa mancanza di dubbi, questa assenza di relativismo è una qualità che contraddistingue un combattente.
Una valutazione che questi racconti vogliono amplificare, creando una tela composta da molti elementi: una prolungata militanza politica, l’identificazione con il processo rivoluzionario, la necessità di esprimere in prima persona opposizione a regimi totalitari, la profonda convinzione che l’autodeterminazione di alcuni popoli non sarebbe mai avvenuta all’interno di una evoluzione «democratica», i dittatori non l’avrebbero mai permesso. E infine, trattandosi di donne, la necessità di partecipare al di là di ogni limite imposto dal proprio genere. Queste, dunque, alcune delle ragioni che hanno spinto queste donne a intraprendere un percorso che ha significato tortura, carcere e, infine, la loro uccisione.
Questo è il tema su cui Non per odio ma per amore è costruito; un libro che non ha paura di dare spazio anche alle ricadute sulle persone che hanno amato, conosciuto, sulle famiglie di Tamara, Elena, Monika, Barbara, Andrea e Rachel. Le pagine del libro non offrono spiegazioni confortanti o facili: la complessità delle loro vite, gli avvenimenti che hanno segnato la loro formazione politica meritano una lettura più approfondita.
Ho apprezzato questa consapevolezza da parte delle autrici che per aiutarci hanno incluso una breve bibliografia su ogni donna. Il libro apre porte e solleva questioni che non troveranno risposte in una sola lettura. Molto dipenderà da noi, i lettori e le lettrici, dalla nostra capacità di lasciare altrove i luoghi comuni, i nostri pregiudizi, e di immergerci nelle vite di queste donne che hanno avuto il coraggio di portare avanti le loro convinzioni anche a costo della vita.